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L'amore non perdona - Recensione

12/04/2015 | Recensioni |
L'amore non perdona - Recensione

La quotidianità, le sfide di ogni giorno, i pregiudizi e i sentimenti sono al centro della pellicola d’esordio di Stefano Consiglio, un lungometraggio di finzione ben ancorato a quella che potrebbe essere la realtà d’oggi.
I protagonisti sono un’infermiera franco-italiana, Adriana (Ariane Ascaride), vedova solitaria quasi 60enne con una figlia e un nipotino a cui fa da babysitter, un 30enne Mohamed (Helmi Dridi), immigrato in Italia da Tangeri. I due si incontrano in ospedale e per loro è amore a prima vista, ben presto però, scopriranno di avere tutti contro: i colleghi e la figlia di lei, così come la famiglia marocchina di lui. Riuscirà l’amore a superare questi ostacoli?
Negli anni ’70 con Harold e Maude, Hal Ashby aveva già portato sul grande schermo il tema dell’amore controverso fra un ragazzo e una non più giovane donna ed anche se in L’amore non perdona, la differenza d’età non è poi così tanta, non ci si discosta molto dalla pellicola precedente, nemmeno nei dettagli della personalità dei protagonisti.
La Maude/Adriana è una vedova stanca della routine quotidiana, che incontrando il giovane Mohamed, inizia così una nuova fase della sua vita; il marocchino, semplicemente si innamora di lei. 
La novità però, sta nel messaggio finale. Il film infatti si concentra sul tema della discriminazione razziale e sui pregiudizi che generalizzano e ghettizzano. La figlia di Adriana è la prima ad essere contraria a questa unione, così come i colleghi di lei al lavoro, stessa cosa nella famiglia di lui.
Il film è proprio imperniato sugli estremismi, che per certi versi però affliggono anche la pellicola. Reazioni eccessive, come quelle della figlia, elementi narrativi inclusi senza troppa coerenza (la frequentazione di Mohamed con un cugino sospettato jihadista), fanno sì che L’amore non perdona, nonostante gli sforzi per creare una storia d’amore atipica, cada invece nell’inganno di una costruzione articolata, per mascherare una personalità povera.
Sebbene infatti ci sia stata la volontà di rompere alcuni schemi mentali, grazie anche ad uno stile quasi documentaristico del racconto, Consiglio non è riuscito però, a creare pienamente qualcosa di originale. A nulla servono nemmeno le ottime interpretazioni dei protagonisti, quand’è la sceneggiatura a presentare delle debolezze.
Nemmeno le questioni culturali, usate come scintilla per far scoppiare il caso e mettere in discussione il rapporto chiave della pellicola, sono particolarmente significative e approfondite. Per L’amore non perdona rimane quindi solo un senso di non finito, un film che aveva del potenziale, ma caduto nella trappola dello stereotipo.

Alice Bianco

 


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